CENNI STORICI
Casaluce – citata nei documenti ufficiali per la prima volta nel 964 d.C. – è sorta probabilmente in epoca preromana. Fu feudo di Rainulfo Drengot, che intorno al 1060 vi fece edificare il primo castello normanno del sud Italia. Tenuta di caccia dei nobili napoletani, nel 1359 passò nelle mani di Raimondo Del Balzo, sotto il quale crebbe e prosperò; il maniero venne poi donato ai monaci celestini di Aversa. Una delle possibili etimologie del toponimo potrebbe essere casa luci, dal latino 'casa del bosco'.
Il castello normanno, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, è un complesso a pianta quadrata e ospita la parrocchia di Santa Maria ad Nives, al cui interno si trova la raffigurazione, in stile bizantino, della Vergine con il Bambino. La tradizione vuole che sia stata dipinta da San Luca Evangelista. È oggetto, da secoli, di venerazione popolare: arrivò dall’Oriente trasportata da Ruggero Sanseverino e poi gelosamente custodita da Ludovico (vescovo di Tolosa), da Bertrando Del Balzo, dal successore di quest’ultimo (Raimondo) e infine dai monaci celestini; questi ultimi aiutarono la diffusione del culto della Madonna di Casaluceanche nella città di Aversa, la quale ancora oggi è custode della Sacra Immagine per quattro mesi l’anno. Nel santuario casalucese sono custoditi anche i due preziosissimi vasi in alabastro, provenienti, probabilmente, anch’essi dal Vicino Oriente: in accordo ad una antica tradizione, i due vasi sono le idrie nelle quali Gesù operò il miracolo delle nozze di Cana. Inoltre, il santuario è anche custode di affreschi trecenteschi risalenti alla scuola di Giotto e di un organo di tradizione napoletana del ‘700 perfettamente funzionante.
Nel 1053, con la nascita della contea di Aversa, i Normanni – guidati da Rainulfo Drengot – eressero a Casaluce un castello. Se ne servirono tutti i feudatari seguaci del re di Napoli dal 1265, anno in cui arrivò in Italia con il suo grande esercito Carlo I d’Angiò. Quest’ultimo, nel 1269, donò a Beltramo del Balzo – grande sostenitore del re nella conquista del regno – il castello, che passò infine a suo figlio Raimondo, sotto il quale Casaluce acquisì importanza.
Posto ai margini di quella zona acquitrinosa e boschiva nei pressi del fiume Clanio, il castello era la sentinella avanzata della madre patria di Aversa, a difesa dei nuovi domini, essendo di grande rilevanza strategica: era possibile controllare il territorio vastissimo che va da Capua a Maddaloni, da Casertavecchia a Napoli. Le sue torri vennero svettate nel 1135 da Ruggero II nella durissima rappresaglia contro Aversa e le fortezze che gli si erano ribellate, e rimase per molto tempo abbandonato, subendo delle riparazioni soltanto quando il villaggio di Casaluce cadde prima sotto il dominio degli Svevi e poi di quello degli Angioini.
Il castello, a forma quadrata, ampio, alto con mura grosse e archi, è circondato da un profondo fossato nel quale s’immetteva probabilmente l'acqua di qualcuno dei numerosi rivoli del fiume Clanio, e presenta una seconda cinta muraria costruita con lo scopo di proteggere l'annesso insediamento agricolo. Venuto in possesso dei Del Balzo, nel 1359 fu donato ai monaci Celestini che lo trasformarono in un monastero.
Bibliografia e Sitografia
https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500209677-0
https://fondoambiente.it/luoghi/castello-di-casaluce?ldc
https://www.scabec.it/luoghi/castello-normanno-casaluce
Articoli di approfondimento
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XIII sec.
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