CENNI STORICI
Cenni storici.
Il Cjastiel di Albane, come lo chiamano gli abitanti del paese, s'innalza sopra un piano roccioso, a nord del paese. Eretto nel XII secolo, Albana domina una valle circondata da basse colline che digradano verso sud, mentre a nord osserva una stretta gola circondata da monti che sfiorano i mille metri di altezza. Essendo questa strettoia punto di transito obbligato, si suppone che il castello e l'adiacente torre della chiesa della Madonna del Giorno, fossero fin dalla loro costruzione opere create a difesa della popolazione, probabilmente sorte sopra castellieri preistorici o arimannie di epoca longobarda.
Del castello si hanno notizie certe a partire dal 1185, quando Pertoldo di Albana regala alla chiesa di Cividale i suoi beni. La donazione sarà motivo di tensioni fra il capitolo di Cividale ed il ministeriale del patriarca aquileiese Dietrich di Sacile. Successivamente borgo e castello divennero feudo del Conte di Gorizia. La proprietà ecclesiastica si è conservata immutabile fino all'invasione delle truppe napoleoniche, nel 1797.
È nel 1319 che il conte di Gorizia conferma la proprietà del castello a Ermanno di Traburgo. Un secolo dopo, a creare confusione sul possesso dell'edificio contribuisce uno studio dello storico Giovambattista De Crollalanza, il quale afferma che la famiglia Waldsee-Mels di Colloredo di Montalbano ottiene beni feudali ad Albana nel 1340. Eppure, da documenti certificati si sa che il matrimonio tra Fiammetta, erede di Quanzone De Portis, e Giacomo di Mels, risale solo al 1483, cioè 143 anni più tardi. Giacomo della famiglia dei Waldsee-Mels-Colloredo, sempre secondo il Crollalanza, discendeva da un ramo della casata fuggita a Gorizia in seguito all'assassinio del patriarca d'Aquileia, nonché duca del Friuli, Bertrando De Saint Genies. Alla morte di Fiammetta de Portis, Giacomo di Mels si risposa con Negra Della Frattina che gli dà cinque figli, tutti divenuti signori di Albana e deputati della contea di Gorizia. Uno di essi, Giorgio, avrà discendenza avendo sposato Caterina di Zucco-Cucagna.
Nel luglio del 1478, orde di turchi agli ordini di Iskander Beg e guidate da Jurij Fuchina, un traditore di Kobarid (Caporetto), devastano e depredano l'intera valle del Vipacco e la pianura che si estende da Gorizia a Cormòns. Poi, risalendo il fiume Judrio, le armate passano davanti al castello di Albana andando a ricongiungersi ad altre bande che attendevano a Ronzina, lungo l'Isonzo. Nel Cinquecento, alla scomparsa del Conte Leonardo di Gorizia, che non lascia eredi, la contea passa alla casa d'Asburgo e quindi al diretto controllo del Sacro Romano Impero. La Repubblica di Venezia, che dal 14020 era subentrata al patriarca di Aquileia nel controllo del ducato del Friuli, non gradisce il passaggio (transazione), così dal 1508 darà il via ad una serie di guerre contro gli austriaci che finiranno solo otto anni più tardi. Da registrare in questo periodo anche una violenta epidemia di peste e, nel marzo 1511, una devastante scossa di terremoto. Questa serie di eventi ridussero a rovina il castello di Albana.
Successivamente, Albana venne ricostruito e ammodernato come residenza di campagna e non più come fortificazione bellica.
La storia più recente riferisce che durante la Prima Guerra mondiale il castello fu requisito dall'esercito italiano che lo trasformò in un ospedale militare, ma nel 1916 una granata austriaca distrusse la torre nordorientale. L'edificio fu ripristinato a guerra finita dai proprietari, ma nel corso del secondo conflitto mondiale venne di nuovo requisito e occupato, in parte dai carabinieri ed in parte da famiglie sfollate dell'Italia meridionale, colpite dai bombardamenti alleati. Intanto, per il matrimonio dell'ultima discendente della casata dei Mels-Albana, il castello passa in eredità ai Gabrici di Cividale.
Dal 1990, in evidente stato di abbandono, il castello di Albana diventa oggetto di contesa fra i proprietari ed il Comune di Prepotto, il quale invano vorrebbe acquistarlo per destinarlo alla pubblica utilità. Fortunatamente l'attuale proprietario, Leonello Gabrici, dal 2000 dà inizio ad una radicale ristrutturazione della costruzione.
La pianta dell'edificio è di forma rettangolare, strutturato da un corpo centrale e da quattro torri angolari collegate fra loro da un muro, il quale a sua volta disegna due cortili interni. L'ingresso maestro si trova sul lato nord ed è costituito da un portone ad arco pieno, cioè a tutto sesto, situato al centro del muro di cinta. Sulla chiave di volta del portone campeggia ovviamente lo stemma della casata Mels. Sopra vi è una pietra con il Leone di San Marco. Ai lati dell'ingresso ci sono due torri dal basamento diverso. Quella nordorientale è rettangolare e quella a nord-ovest è quadrata. Dall'ingresso si entra nel primo cortile e quindi al palazzo-mastio.
La parte più antica dell'edificio è esposta ad est. Una sala con soffitto a travatura contiene un caminetto di fine '500. In una sala contigua, ma più piccola della precedente, vi è un soffitto a crociera del XVI secolo. La sala centrale invece, risalente probabilmente allo stesso secolo, ha una volta lunettata. Viceversa, la facciata verso sud di Albana ha un solido contrafforte dal quale si accede al secondo cortile. Sempre a sud sorgono le altre due torri a pianta quadrata.
Il castello poggia, come s'è detto, su uno zoccolo di roccia calcarea risalente al cretaceo e quindi è soggetto a fenomeni di carsismo. A riprova di ciò, dalla torre di sud-est si accede ad un cunicolo sotterraneo naturale che, secondo antichi detti popolari, dovrebbe condurre fino al torrente Judrio, che scorre ad appena duecento metri dal castello. Purtroppo il cunicolo è interrotto già a pochi metri dall'edificio, causa dei numerosi crolli susseguitisi nel tempo.
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XII sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
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